“Credi tu questo?” (Giovanni 11,26) anche nel cammino ecumenico si tratta di credere in Cristo nostra speranza, che nella sua Carne ha abbattuto il muro della divisione e ha fatto di due popoli una cosa sola. Si tratta quindi di immergere in Lui e nel suo Spirito il nostro cammino che porta i segni delle fragilità e degli interrogativi del presente.
Crediamo che l’ecumenismo non sia soltanto un lavoro diplomatico, incontro al vertice o l’intesa pratica in uno spirito di collaborazione per le diverse iniziative, ma sia innanzitutto incontro personale con Cristo, guardarlo negli occhi e credere in Lui e nella
sua forza trasformante.
Quest’anno inoltre, ricorre l’anniversario dei 1700 anni del primo Concilio Ecumenico dei cristiani che si tenne a Nicea, vicino Costantinopoli, nel 325 d.C.; questa commemorazione offre un’opportunità unica per riflettere e celebrare la nostra comune fede di cristiani, quale fu espressa nel Credo formulato durante quel Concilio, una fede ancora oggi viva e feconda.
“Credi tu questo?” (Giovanni 11,26) Il tema prende spunto dal dialogo tra Gesù e Marta, durante la visita di Gesù alla casa di Marta e Maria a Betania, dopo la morte del loro fratello Lazzaro, come narrato dall’evangelista Giovanni. Come Marta, anche ogni cristiano è chiamato a non rimanere indifferente o passivo rispetto a questa domanda di Gesù.
Analogamente i Padri radunati per la prima volta al Concilio Ecumenico a Nicea, 1.700 anni fa, si sforzarono di trovare le parole giuste per esprimere la propria fede.