Quella vita “piccola” più forte delle tenebre
… «Venne tra i suoi» ci dice Giovanni, e andò a cena da Zaccheo, cambiò l’acqua in vino, si lasciò profumare da una prostituta, scelse amici che puzzavano di pesce, mangiò con quelli che nessuno avrebbe mai invitato a cena e morì come un brigante.
Come accogliere un Dio così? Come riconoscerlo?
Troppo simile a noi, troppo fatto di carne fragile, debole, quotidiana, quel Verbo dal quale ha origine la vita. Si fa fatica, si deve spiccare un salto vertiginoso, i brividi quasi ci paralizzano nel misurare le distanze: credere in un Dio così vicino da poterlo confondere con uno di noi.
Eppure il salto, quello vero, lo ha fatto Lui che ha ricucito la lontananza tra cielo e terra, ha saldato il tragitto abolendo i confini, e annullando le divisioni. Salto spericolato, insensato, di un Dio innamorato della vita. E Giovanni continua parlandoci di luce, di una luce che è uguale a vita, che è vita stessa, quasi un suo sinonimo; come se ci dicesse: se sei nel buio ti basta guardare la vita, quella piccola, quotidiana vita che ti avvolge, che cresce intorno a te, a tua insaputa, nascosta, ma tanto potente che nessuna tenebra potrà mai vincerla.
«Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10), ed oggi dovremmo capire che Dio è l’abbondanza di vita, lo straripare di luce che non ti aspetti, è Colui che mette le ali ai semi, che ci insegna a danzare come alberi col vento, come onde con la marea.
di Luigi Verdi – Avvenire 2/01/25
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